⊇La spiaggia è selvaggia e lunga da sembrare infinita se non fosse per quella montagna solitaria – dalle forme ben definite – che spunta dal mare, sulla punta estrema della Spagna, al confine con la Costa del Sol. Si tratta di Gibilterra che, proprio nel cuore della Spagna, ospita un minuscolo pezzo d’Inghilterra che ancora oggi scatena disequilibri internazionali. A una manciata di chilometri da qui, più di cinquant’anni fa – in un contesto ancora totalmente selvaggio – il Colonnello americano Joseph Mc Micking ebbe la sua visione: una comunità super esclusiva affacciata sulla spiaggia, con un’urbanizzazione di lusso, residenti ben scelti e un percorso da golf.
Era il 1962 quando, insieme ai nipoti Jaime ed Enrique Zóbel, Mc Micking comprò la finca (cascina) Paniaguacon i suoi terreni, quindi anche quelle vicine di Sotograndee Valderrama. La posizione delle proprietà era strategica perché a pochi chilometri dall’aeroporto internazionale e, soprattutto, affacciata su un chilometro di costa con una spiaggia immensa. Il progetto era talmente valido che non vi fu nessuna obiezione da parte della dittatura franchista – durante la quale era vietata la vendita di terreni agli stranieri – che, al contrario, vide in quest’urbanizzazione un Centro di Interesse Turistico Nazionale.
La prima creazione di Sotogrande fu quella del Real Club de Golf, la cui progettazione venne affidata a quello che sarebbe diventato uno dei massimi architetti di golf, Robert Trent Jones. Per il tappeto erboso si scelse una varietà ibrida di bermuda grass che non esisteva in Europa, quindi le zolle arrivarono direttamente dalla Florida, trasportate – affinché non si rovinassero – da un bombardiere americano. Parallelamente al percorso iniziarono i lavori per la creazione di una delle urbanizzazioni più esclusive del mondo che, fondamentale sottolinearne il segreto, nacque senza fini o interessi commerciali: a Sotogrande si veniva per la qualità della vita e per amicizia, e la comunità di proprietari che venne a crearsi fu di tipo internazionale.
Col passare degli anni Sotogrande si è sviluppato senza perdere la sua idea originaria, fino a diventare quello che è oggi, una destinazione turistica a se stante, con un’ampia gamma di hotel e appartamenti, ville e infrastrutture turistiche di alto livello, con un porto turistico, un importante Club di polo, diversi beach club e, soprattutto, cinque importanti e tecnici percorsi da golf distanti tra loro non più di 6/7 chilometri: La Reserva de Sotogrande (18 buche), Almenara (27 buche), Real Club de Golf de Sotogrande (18 buche + 9 buche executive), Valderrama (18 buche + 9 buche executive) e La Cañada (18 buche). Inoltre, nel raggio di 64 chilometri ci sono altri 28 percorsi tra i quali il rinomato San Roque Golf Club (36 buche) e il panoramico Alcaidesa (18 buche).
La Reserva Sotogrande rappresenta il prossimo capitolo della storia, cioè l’evoluzione del concetto di Sotogrande: un’enclave privata all’interno di questo mondo esclusivo. La Reserva è la visiondel dinamico futuro di Sotogrande dove prende vita la lussuosa urbanizzazione dalle architetture moderne – in linea con lo stile della zona – dove poter avere uno stile di vita salutare che possa essere condiviso dalle famiglie e dagli amici in un contesto unico qual è quello della Spagna del Sud (www.lareservaclubsotogrande.com).
Ultimo nato della famiglia Sotogrande (inaugurato nel 2003, aperto al gioco nel 2004), La Reserva de Sotogrande Club de Golf è un circolo semi privato con un percorso, disegnato dall’americano Cabell B. Robinson, tra i più quotati di tutta la Spagna, collegato al leggendario percorso Real Club de Sotogrande, un legame che crea un’esperienza contemporanea che definisce quest’area oggi. Ritagliato tra le dolci colline Andaluse, dalle quali si gode una vista unica sul Mediterraneo, questo percorso da campionato a 18 buche disegnato dall’architetto americano Cabell B. Robinson vanta fairway ampi, ostacoli d’acqua ben posizionati e green estesi. Aperto nel 2003, La Reserva de Sotogrande è rapidamente diventato un must-play per qualsiasi golfista che visiti quest’area ricca di golf.
Ad accogliere l’ospite in tutta la sua grandiosità è la raffinata club house (6000 mq) in stile country house – con chiari influssi arabo-andalusi nell’entrata e nel patio centrale -, dagli eleganti interni curati nei minimi particolari. Una delle caratteristiche del circolo è di aver creato zone private ed esclusive per i soci e altre per i giocatori di passaggio. La zona di pratica è molto ampia e curatissima e lo spettacolare percorso da campionato, 18 buche par 72, lungo quasi 7.400 yards dai back tee, è molto aperto con fairway ampi e green grandi e movimentati e molta acqua che interessa quasi dodici buche su diciotto. Secondo il giocatore di Tour Santi Luna, si tratta di un campo in cui si usano tutti i bastoni e, soprattutto, dove ogni giocatore ha la possibilità di giocare secondo il proprio livello, grazie alla presenza di cinque tee di partenza, ma anche al disegno del campo che permette sia di prendere dei rischi ma anche di giocare in sicurezza. Quasi tutte le buche hanno bellissime viste panoramiche sulla natura circostante e, in lontananza, sul Mediterraneo, in particolare quelle conclusive che, in posizione sopraelevata, dominano su tutto il resto, prima tra tutte la 17, la signature hole del percorso: un lungo par 4 con un lago che ne costeggia il fairway sulla destra fino al green.
Lo scorso agosto La Reserva de Sotogrande ha inaugurato anche The Beach, una splendida e privata laguna artificiale (35.000 square foot) circondata da una spiaggia di sabbia bianca che offre agli ospiti un’incredibile quantità di facilities. Unica nel suo genere in tutta la Spagna, The Beach si trova a 4 km dalle rive del Mar Mediterraneo e sfoggia da una parte una piscina d’acqua dolce e dall’altra una vera e propria laguna che ricrea l’esperienza naturale del mare e in cui è possibile praticare i più disparati sport d’acqua. Per informazioni e prenotazioni: e-mail: lareserva.booking@sotogrande.com; tel. +34 956 785 252.
A soli sei chilometri da La Reserva si trova uno dei più importanti e affascinanti golf d’Europa, il Club de Golf Valderrama (privato), 18 buche, 6,990 yards, par 71 (oltre a 9 buche par 3) che ha avuto uno dei suoi momenti di massimo splendore durante la 32a Ryder Cup, nel 1997 quando, per la prima volta, la competizione è stata ospitata al di fuori delle Isole britanniche e degli Stati Uniti. In quell’occasione il grande campione e capitano europeo, Severiano Ballesteros, affermò con la fierezza che lo contraddistingueva che in campo tutto era talmente perfetto che era impossibile immaginare un percorso in condizioni migliori.
Per la realizzazione di quello che fu inizialmente chiamato Sotogrande New venne chiamato il famoso architetto americano Robert Trent Jones che, nel 1974, poté dare corpo ad un percorso moderno. Rinominato Las Avesnel 1981, tre anni più tardi fu acquistato da Jaime Ortiz-Patino che, sempre per mano dell’architetto originario, lo fece ridisegnare e ampliare così da diventare Valderrama. Qualcuno lo definisce l’Augusta National europeo – nel 1999 la famosa rivista americana Golf World lo ha eletto Miglior Percorso dell’Europa Continentalee già a partire dal 1988 è entrato in tutti i ranking dei 100 migliori campi del Mondo – anche se, a differenza del cugino americano, e come si può leggere sul suo sito, offre la possibilità di gioco anche ai non soci in tee time (molto) limitati: da mezzogiorno e mezzo alle primissime ore del pomeriggio ad un costo poco inferiore ai 300 euro.
Molte le competizioni professionistiche di alto livello che sono passate da qui, a partire dal Volvo Masters (dal 1988 al 2009), per continuare con la prima edizione di American Express (1999 e 2000) e l’Andalusia Masters (a partire dal 2010), solo per citarne alcuni. Si tratta di un tracciato molto tecnico e piuttosto difficile che richiede una certa prudenza e un gioco molto accurato per via del suo disegno – inserito in un contesto unico ritagliato tra alberi di sughero – con fairway stretti, e green decisamente piccoli e velocissimi. Se la buca più celebre è la 17 per via della controversia nata dopo che fu ridisegnata per mano dello stesso Ballesteros prima della Ryder Cup, la signaturehole è la 4, un par 5 con un colpo al green piuttosto delicato per via dell’acqua sulla destra che protegge i due green, uno basso e l’altro alto dal quale discende una cascatella che gli ha regalato l’appellativo di La Cascada.
All’interno della club house dalle architetture anni sessanta (1965) del Real Club de Golf de Sotogrande, l’atmosfera è rarefatta, il silenzio quasi assoluto. Si tratta del più antico della zona (1964), il vero capostipite della famiglia, primo percorso in Europa a portare la firma di Robert Trent Jones, che poté scegliere personalmente il terreno – all’interno dell’enorme finca – dove far sorgere il suo progetto. Sede di importanti competizioni internazionali come la Coppa Jerez (1970), poi trasformata in Campionato Europeo delle Nazioni Coppa RCG Sotogrande o il Campionato di Spagna Amateur del 1983, ma anche delle prove finali – insieme al vicino San Roque Club – delle Qualifying School per il circuito europeo nel 1996 e 2001. Il titolo di Real Club de Golf arrivò nel 1994 per concessione dello stesso Re Juan Carlos. Il Club, privatissimo (nel 1979 fu acquistato dai soci), ma al contempo ospitale, offre la possibilità di tee time limitati e solo nei giorni feriali.
A soli 150 metri dal mare, il campo – par 72 de 6.304 metri – è stato eletto dallo stesso Trent Jones tra i suoi primi cinque favoriti degli oltre 500 disegnati in carriera, e rappresenta appieno quella che da sempre è la sua filosofia progettistica e cioè una massima integrazione del progetto nel contesto naturale in cui è inserito. Tra alte palme, querce, pini, e altre specie, il percorso mostra buche dal carattere nettamente riconoscibile, offrendo al giocatore quattro tee di partenza, fairway ampi, green sopraelevati e finemente modellati che, insieme a numerosi bunker disposti a difesa dei green, rappresentano un vero banco di prova per tutti i livelli. Tra le buche da ricordare troviamo la 4, un bellissimo ma difficile par 3 di 208 metri, con un green dalla forte pendenza; la 7, un par 4 non troppo lungo (330 metri) con uno stretto green protetto dall’acqua sulla destra. Il gruppo di buche conclusive (12, 13, 14, 16, 17 e 18) è piuttosto impegnativo con gli ostacoli d’acqua ben piazzati. Per ottenere un risultato decente non bisogna dimenticare che per raggiungere i green – quasi tutti sopraelevati – spesso bisogna utilizzare un ferro in più.
Per i cinquant’anni del Club, nel 2014 i soci hanno deciso per un completo restyling del campo attraverso un progetto che prevede, oltre alla totale sostituzione del manto erboso e del drenaggio, anche la ricostruzione dei green, dei bunker e dei tee di partenza. Inoltre, grazie alla collaborazione di un discepolo dello stesso Trent Jones, Roger Rulewich, verrà restaurato il disegno originale dei green e dei bunker.
Oltre agli ultimi due golf club parte del gruppo Sotogrande – Almenara e La Canada (pubblico) – vi è il tecnico e leggendario San Roque Club con due tracciati, l’Old Course 6.494 metri, par 72 (Dave Thomas, 1991) e il New Course 6.497 metri, par 72 (Perry Dye, 2003). Inseriti in 340 acri di terreno, si snodano tutt’intorno alla meravigliosa club house, originariamente casa privata della famiglia Domeq, in puro stile andaluso. Il trio dei golf composto da San Roque, Valderrama e Sotogrande è da sempre considerato il triangolo d’oro del golf.
Veronica Pons
* articolo ripreso da ilgolfonline.it
** foto di Veronica Pons