Nasce in Mozambico Eusebio, la “Pantera nera” del calcio mondiale. Ha un’infanzia povera, illuminata dalla passione per il calcio che gli viene trasmessa dal padre, già buon centravanti del “Ferroviario”. Il giovane ha movenze feline e un fisico poderoso, il suo tiro è bruciante e lo Sporting di Lourenco è squadra troppo debole per le sue potenzialità. Così, compiuti 16 anni, parte per Lisbona, chiamato dalla più prestigiosa squadra lusitana, il Benfica. Entra nelle formazioni giovanili, ma ben presto effettua il salto in prima squadra: Bela Guttmann, che è alla guida del club, non tarda a scorgere nel ragazzo le stimmate del fuoriclasse promuovendolo titolare della squadra che è appena diventata campione d’Europa.
A 19 anni contribuisce in modo determinante alla seconda vittoria di fila in coppa dei Campioni. Da quel momento inizia una carriera fortunata e lunghissima, contrassegnata da successi folgoranti, che lo rendono famoso in tutto il mondo e che lo contrappongono al monarca del calcio mondiale, Pelè.
Rimane per 15 anni nel Benfica vincendo 10 campionati, 5 coppe nazionali, una coppa dei Campioni, un Pallone d’Oro (nel 1965 davanti agli interisti Facchetti e Suarez) e la Scarpa d’Oro del 1968 (43 reti) e 1973 (40 reti).
In 294 partite di campionato nelle file del Benfica, realizza 361 reti, mentre 41 ne mette a segno nelle 64 partite che gioca con la maglia della Nazionale portoghese. Raggiunge il suo culmine nel 1966 quando trascina il Portogallo, per la prima volta approdato alla fase finale di un campionato del Mondo, al terzo posto assoluto laureandosi capocannoniere con 9 gol.
È stato l’ultimo grande interprete di un calcio offensivo spettacolare e di grande abilità, prima che la scuola olandese operasse quella rivoluzione che avrebbe portato a privilegiare le doti fisiche su quelle tecniche. L’ultima apparizione il 6 dicembre 2013 ai sorteggi per i Mondiali del Brasile; il 5 gennaio 2014 si spegne nella sua Lisbona.