Non sono andato a Roma per la conferenza del Governo sulla riforma del CONI per molti motivi. Ho consultato gli aruspici (l’aruspicina era l’arte divinatoria – d’origine etrusca – che consisteva nell’esame delle viscere di animali sacrificati per trarne segni divini e norme di condotta cfr. Wikipedia) e visto che cadeva nel “giorno della merla” e, intemperie a parte, che sono regolarmente arrivate, non prometteva nulla di buono. E così è stato.
Ma come, direte, ora prendi le difese di Malagò? No, ma del Presidente del CONI, si. Le poche immagini che ho visto della conferenza mi ha indotto ad usare il vecchio aforisma “da padroni a garzoni”. Vedere, Giorgetti a parte, che continuo a salvare, farisei occupare in maniera arrogante e provocatoria il tempio dello sport, il Centro di Preparazione Olimpica dell’Acqua Acetosa e sede da oltre 50 anni della Scuola dello Sport, mi ha dato fastidio.Meritava che la dirigenza del CONI si presentasse con giacche e guanti bianchi.
Ripeto: ho criticato Malagò da oltre tre anni (da quando ha sponsorizzato la farlocca fiction su Mennea, dimenticando invece di difendere la vera storia dell’atletica). Non c’è bisogno che rilanci qui tutte le critiche a lui fatte, ho avuto il coraggio di metterle nero su bianco ed ora i fatti hanno dimostrato quanto avessi ragione. Mi sa che ne farò un compendio, con i commenti ricevuti. Altrimenti come sarebbe stato possibile che in tre mesi venisse cancellata una storia che durava 73 anni? Non so quale dei precedenti Presidenti del CONI (ho lavorato con Onesti, Carraro, persino con Gattai, Pescante, Grandi e Petrucci) si era meritato un articolo su uno dei più importanti news magazine Italiani (Panorama) come il “Grande Gatsby di Roma Nord”?
Ma la storia del CONI non può essere cancellata in questa maniera, se è vero come anche i riformatori dicono, sono più le cose positive fatte che quelle negative. Ripeto a me piace Giorgetti per la sua lucidità, ed anche per il suo cinismo, mi piacciono meno i compagni di ventura, perché non hanno la cultura e neanche il pedigree (non il CV) per toccare la sacralità dello sport. Potrei scrivere pagine, ed alcune cose le ho già dette, sulle riforme di cui il CONI e lo Sport Italiano hanno bisogno, a partire dalla qualità della dirigenza e dei sistemi elettorali che sono vecchi ed obsoleti. Ma va salvata la forma e la storia. Ripeto è impossibile cancellare 73 anni di storia in tre mesi.
Qualcuno mi dice che l’unica maniera per correggere alcuni errori è quella di azzerare tutto e ricominciare da capo. Vengo da studi classici e non ricordo esempi positivi in tal senso. Nella conferenza si è voluto sottolineare come la riforma non sia contro qualcuno o per qualcuno. Solo il tempo potrà dare un giudizio invertendo la tendenza, per la prima volta nel nostro Paese, per cui una “nazionalizzazione” funzionerà meglio dell’iniziativa privata.
Quindi superato il logico mal di pancia su come tutto ciò è avvenuto (ma come è possibile che agli Stati Generali del 16 gennaio non si sia prodotto un documento che indicasse paletti e suggerimenti?), la logica e l’amore per lo sport richiede di essere razionali e guardare avanti. Le domande vere non riguardano il passato ma il futuro. Come è possibile fare le cose annunciate su Scuola, salute, impianti, associazionismo sportivo ed altro solo grazie ad una legge di riforma. Per alcune di loro serviranno ben altri provvedimenti (legislativi ed amministrativi) per vedere dei risultati misurabili solo in decenni. Mi hanno spaventato discorsi di alcuni Ministri che parlano di risolvere l’obesità ed all’attività motoria nella scuola con strumenti inadeguati. E soprattutto come è possibile fare tutto ciò con 410 milioni? Promettendo gli stessi contributi alle Federazioni che se non saranno opportunamente sostenute faranno un bel tonfo a Tokyo 2020 ed a Pechino 2022.
Il primo banco di prova sarà quello relativo alla candidatura di Milano e Cortina ai Giochi Olimpici invernali del 2026. Basterà il carisma di Pescante, come avvenne a Seul nel 1999 quando usò le sue stimmate, causate dall’attacco del WM (Visco, Veltroni, Melandri), per racimolare i 43 voti per far vincere Torino 2006? Può ora Malagò, da solo, usare le sue stimmate per raccogliere i voti necessari per il 2026, per una Candidatura priva dell’appoggio sostanziale del Governo, a favore di due Regioni governate dalla Lega, da chi lo ha, agli occhi suoi,accoltellato alla schiena? Una candidatura che tecnicamente sembra più una somma di Campionati del Mondo in sette diverse sedi e che nulla ha con lo spirito dei Giochi Olimpici? Oppure lui avrà il coraggio, e la dignità, di rovesciare il tavolo e scaricare questa responsabilità ai riformatori, come molti del mondo dello sport auspicano?