Muore a soli 46 anni Franco Ballerini. Il CT della Nazionale pluricampione del mondo di ciclismo, è il navigatore del pilota Alessandro Ciardi nel rally Ronde di Larciano; la loro Renault Clio si frantuma contro un muro. La corsa all’ospedale è inutile.
La Parigi-Roubaix, la durissima prova sul pavé, era stata la sua corsa. Esaltava le sue doti di passista potente da gare in linea, la capacità di adattarsi all’Inferno del Nord fra sassi, buche e fango, la sagacia tattica di chi capiva quand’era il momento giusto per scappar via e fare il vuoto.
Secondo nel ’93 dopo uno sprint perso per un soffio, e forse per un errore, con il francese Duclos-Lassalle, terzo nel ‘94, vinse la Regina delle classiche due volte, nel 1995 e nel 1998.
Quella del ’98 è passata alla storia per la sua spaventosa “crudeltà”: aveva piovuto per giorni, il fango pareva inghiottire biciclette e ciclisti. Per evitare la parte centrale a schiena d’asino, i corridori cercano di passare addirittura dietro agli spettatori. Cadono quasi tutti, come non s’era mai visto in 100 anni di Roubaix. Si spezzano forcelle, tubolari, telai. Museeuw si frattura una gamba. Ballerini rompe una ruota ed esce staccato dalla foresta di Arenberg, 113 km dall’arrivo, ma si lancia in una straordinaria rimonta. Riprende tutti e li stacca con una fuga solitaria di 45 km nella bufera. Tafi, secondo, arriverà 4 minuti dopo.
Quando, a 36 anni, il “Ballero”, nato a Firenze l’11 dicembre 1964, chiude la sua ultima Roubaix al 32° posto, i francesi, grandi esperti di ciclismo, gli tributano un’ovazione pari a quella riservata al vincitore. È la primavera del 2001. Pochi mesi dopo, 4 volte titolare ai mondiali, succede ad Alfredo Martini come CT della Nazionale. Un’eredità pesante.
Prima Cipollini nel 2002, poi Bettini nel 2006 e 2007, quindi Ballan nel 2008, conquistano con la sua regia il Mondiale. Nel bel mezzo Bettini aveva trionfato ai Giochi Olimpici d’Atene 2004.